neo
di svuotatoio
Per vari motivi ho perso il giro di amicizie che avevo da ragazza; traslochi, cambi di fidanzati e fidanzate, creazioni di famiglie, lavoro. È normale abbassare la frequenza delle interazioni fisiche quando si hanno altri impegni, di tipo affettivo e lavorativo, che ti assorbono. Poi ad un certo punto pare che non ci sia via di uscita, ossia pare che il filo si sia così allungato che non ci si è accorti come ad un certo punto si sia spezzato. È un filo sottile, che può anche essere riannodato, ma le dita nel frattempo si sono ingrossate e fatte callose e questo filo è sfuggente, si sfilaccia, è sempre più fragile e difficile da acchiappare. Persone che non vedo e sento da anni mi chiedo come sarà rivederle, cosa ci sarà da dirsi terminati gli ovvi aggiornamenti sulla vita fino a qui. Forse il filo lo riannodo anche, forse invece si sgancia nuovamente perché era comunque già degradato. Ne vale la pena? sì? ma è difficile superare quella specie di vergogna che mi riempie da dentro e non mi fa uscire dalla bocca le parole “ciao, eccomi qua” senza che mi venga in mente che non sono più gradita o interessante. Anche solo indifferente, cosa c’è da condividere dopo anni di vita separata?
Al contempo è complicato, molto complicato creare novità. Introversa, timida, riflessiva, silenziosa, pigra, schiva. Sto bene nella solitudine e ho il timore si veda, ho il timore che nel conoscersi con altri questa faccenda trapeli, ho il timore che l’idea che ci si faccia è che sono indifferente e forse un pochino stronza snob perché non mi metto in gioco e non indosso il naso del clown. Non ho la battuta pronta, non ho idee chiarissime e fluente oratoria da incantare il pubblico, non sento di dover raccontare tutto di me e tengo custodita la parte più preziosa per non sciuparla. Il ricordo della mia presenza pertanto sbiadisce già il giorno successivo, mi dico, e quando mi ripresento devo nuovamente dire il mio nome nonostante sia già stata lì, nonostante mi sia già presentata. Perché taccio e ascolto, e nessuno vuole avere una bocca chiusa davanti, non c’è nulla da ricordare.
Come si fa? Mi sento così sciocca. Poi so che ho tutto quello che mi serve, ma non capisco se è questione di pressione sociale che mi fa pensare io abbia poche interazioni quando invece va già benissimo così. Sono soddisfatta per ora, ma forse qualcosa in fondo in fondo no?
Che fatica.
Anche io nel corso degli anni mi sono lasciato alle spalle un bel po’ di persone, come tutti.
Probabilmente perché io stesso sono diventato un’altra persona, e più volte, e lo stesso gli altri.
Pensavo che se dovessi rincontrare i miei amici di un tempo forse non mi importerebbe più di tanto che fossero miei amici, e viceversa.
E comprendo anche la tua scarsa propensione attuale alle novità: lo schedario mentale si riempie sempre di più, e luoghi, situazioni, persone, emozioni tendono a dare l’impressione del già visto. Conosco questa sensazione. E non ha un bel nome.
Poco tempo fa contattai un vecchio “compagno di giochi da cortile” che non vedevo da almeno 30 anni… Una bella ora passata assieme, piena ovviamente di ovvietà e di ricordi, di aggiornamenti e di “e tu invece?”. E ti rendi conto di come con certe persone, anche dopo decenni, ti mandino ancora sensazioni familiari e positive, e altre che vedi tutti i giorni siano invece perfetti estranei
Esattamente così, sottoscrivo tutto quello che hai scritto in maniera chiara e precisa che neppure io sono riuscita a d acchiappare tra i miei pensieri!
Pensa che tra le poche persone con cui ho contatti duraturi c’è una compagna di asilo, che è stata anche la mia migliore amica per tutte le scuole elementari. Poi ci siamo perse di vista, reincontrate casualmente una decina di anni fa e riallacciato i contatti. Non riusciamo a vederci spesso ma è sempre un piacere quando accade (tipo oggi, ho passato il pomeriggio con lei)
Ho capito che in alcune amicizie bisogna impegnarsi, e anche tanto. Sono come le piantine da annaffiare, se te ne dimentichi una volta o due, poi seccano. In altre, ma sono più rare, passano gli anni e quando ti rivedi di nuovo, riprendi quel filo da dove avevi interrotto. Ecco, le prime secondo me non sono amicizie, sono conoscenze.
Sì. Ma non lo capisci subito se sono amicizie che non si seccano neppure nel deserto. Lo capisci quando le cose non vanno bene, se ne vale la pena